Vite speciali in memoria di Azra e Huso
“Tutto quello che voglio è essere trattato con rispetto, come un essere umano, e avere un supporto sociale di base”, ha dichiarato
Dijana Brozek, madre di un bambino disabile, mentre parlava a un programma radiofonico della trasmissione statale BHRADIO1, nel gennaio 2022.
Nonostante la guerra in Bosnia Erzegovina si sia conclusa nel dicembre 1995 con l’accordo di pace di Dayton, molte questioni non sono ancora risolte e dipendono da negoziati politici. Gli attivisti per la giustizia sociale affermano che il fatto stesso di non essere stati consultati nel processo di negoziazione dell’accordo di pace ha portato come conseguenza che alcune delle questioni sociali più importanti come l’istruzione, la salute, i trasporti non sono state concordate, e sono così irrisolte.
In pratica significa che, ancora 27 anni dopo la guerra, a causa del complicato sistema amministrativo della Bosnia Erzegovina, i cittadini non hanno accesso a specifici diritti sociali e non c’è uguaglianza nel tenore di vita. Protezione della salute, protezione sociale, trasporti: sono questioni concordate a livello locale (livello cantonale) e dipendono solo dal volume delle tasse accumulate (quindi, indirettamente, dal livello di povertà sociale) e dalle priorità politiche dei partiti locali al governo.
Per essere più chiari, significa che se la tua residenza è registrata a Mostar non puoi ricevere assistenza sanitaria a Sarajevo (la capitale del tuo paese), o, peggio ancora, se vivi a Konjević Polje (Republika Srpska), non solo non otterrai assistenza sanitaria in Federazione, ma anche le tasse che stai pagando sono diverse da quelle pagate in altre parti della Bosnia Erzegovina. Mentre parliamo di queste città, è importante parlare di un altro aspetto della vita: la mobilità. La nostra infrastruttura di trasporto pubblico sia a livello locale, interurbano che extraurbano è stata distrutta e, 27 anni dopo la guerra, è ancora quasi inesistente. I cittadini dipendono dai loro veicoli privati per potersi muovere liberamente, altrimenti saranno esposti a uno stress immenso. L’accessibilità del nostro sistema di trasporto pubblico non è degna nemmeno di un commento. In Bosnia Erzegovina non è registrato un solo veicolo (taxi) per il trasporto di persone con disabilità. Sì, stai leggendo bene, non uno solo.
La Bosnia Erzegovina è ancora una società molto tradizionale, patriarcale e conservatrice, dove la maggioranza della popolazione crede che le donne non abbiano posto nella vita politica e pubblica. Ma, non solo le donne, vorremmo aggiungere che “tutte le differenze” sono escluse – chi è diverso in termini di status sociale, di identità nazionale o orientamento sessuale, o capacità – i nostri partiti politici non vedono altro che i bisogni di un essere umano “alto, atletico, con occhi azzurri maschio, eterosessuale, sposato e che lavora nelle istituzioni statali”.
La maggior parte dei “soggetti politici prioritari” sono definiti da politici di sesso maschile, spesso senza alcuna consultazione con rappresentanti delle organizzazioni della società civile o attivisti per la giustizia sociale. Gli incontri e le discussioni politiche si tengono al di fuori delle istituzioni (anche quelle promosse dai responsabili degli organismi internazionali) e gli attivisti per i diritti civili di solito non sono invitati a prendere parte e a fornire il loro punto di vista. In quelle rare occasioni, gli attivisti si stanno preparando a sostenere la giustizia sociale e i problemi pratici affrontati dai cittadini, indipendentemente dal loro status, e forniscono esempi di vita concreti per dimostrare che il sistema non funziona.
Il sistema è discutibile anche quando si tratta di affrontare la pandemia di COVID 19.
Il nuovo progetto ISCOS Emilia-Romagna, presentato al bando OPM della Chiesa Valdese, sarà realizzato in memoria della Gioia per la vita di una piccola famiglia vulnerabile composta da una madre e un bambino con disabilità, Azra e Huso, entrambi scomparsi a pochi giorni di distanza a causa dell’infezione da COVID 19.
La Bosnia Erzegovina ha tra i più alti tassi di mortalità per COVID 19 in Europa e uno dei più bassi tassi di vaccinazione (circa il 40%). La mancanza di informazioni comprensibili sui vaccini e sui problemi di vaccinazione, e il fatto che non esistono obblighi (molte persone si rifiutano di essere vaccinati, in particolare quelli appartenenti a gruppi sociali vulnerabili), né interventi coordinati e omogenei sul territorio nazionale per combattere la pandemia, fa sì che le misure di cura e di contenimento siano insufficienti e fragili e le persone continuino ad ammalarsi. Sì, perché la salute e l’istruzione, sono servizi gestiti a livello locale/cantonale. Il governo centrale (ente e stato) non ha fornito misure specifiche rivolte alle categorie sociali vulnerabili (donne, persone con disabilità, persone bisognose, rom, migranti, anziani), promuovendo un approccio basato sui bisogni generali della popolazione. Il lockdown e le esperienze successive hanno dimostrato che non possiamo avere lo stesso approccio e che le misure COVID devono essere adattate in base alle esigenze specifiche di alcune categorie vulnerabili.
E’ stata emblematica l’esperienza di un’attivista di una associazione partner di ISCOS a Konjic, che ha trascorso 20 giorni in isolamento, e ha condiviso la propria esperienza sui social – ha commosso l’intera comunità locale portando alla luce alcuni problemi – i pazienti che vivevano in isolamento ricevevano un solo pasto caldo al giorno e qualche barattolo di cibo per la cena: così, la relazione della comunità locale, con il supporto di amici internazionali, è stata una mobilitazione per assicurare per i sei mesi successivi a tutti i pazienti e al personale in servizio che ricevessero un pasto caldo ogni giorno, inclusi vitamine, giornali e coperte.
E questa è una risposta sociale meravigliosa e incredibile.
Ma nel dicembre 2021 il personale medico di Konjic ha scioperato perché non veniva pagato da mesi! Non è un problema che una società civile può risolvere, è un problema strutturale e politico.
I partner locali di ISCOS Emilia Romagna in questi mesi di pandemia hanno cercato di distribuire cibo e dispositivi di protezione a coloro che erano isolati. I nostri partner hanno fatto di tutto affinché i nostri beneficiari non si sentissero dimenticati e lasciati indietro. Immaginate solo la quantità di energia e di forza umana necessaria per mettere insieme azioni di sostegno nelle condizioni in cui un sistema sociale è completamente crollato.
A Zenica, il nostro partner locale LOTOS è ancora l’unico servizio a fornire assistenza e sostegno ai bambini con disabilità e alle loro famiglie, alle donne anziane e a coloro che si sentono soli e dimenticati, a Sarajevo SPID Club è ancora oggi l’unico a offrire opportunità di nuoto e socializzazione per bambini con disabilità, ottenendo risultati straordinari nello sport e preparandosi per le Paraolimpiadi di Pechino! Ancora oggi, nel 2022, dopo anni di attività e riconoscimenti, il ‘sistema’, vale a dire i governi a tutti i livelli, non li supportano nemmeno per pagare gli allenatori, coprire i costi della piscina, acquistare attrezzature sportive: perché? Perché non è una priorità politica. A Mostar – il partner di Mirni Most e ISCOS ER, KOS (la Casa del cuore aperto) attraversa regolarmente il confine invisibile tra le diverse comunità di Mostar, assicurandosi che i socialmente dimenticati siano inclusi e ricevano supporto psicosociale. I nostri amici e partner di KOMPAS 071 forniscono supporto umanitario e igienico immediato alle persone in movimento tanto a Sarajevo come nell’area di Bihać.
La comunità soffre, così gli attivisti per la giustizia sociale si danno da fare e, con il supporto di amici e partner fuori dal paese, cercano di assicurare alle persone vulnerabili l’essenziale perché non vengano completamente dimenticati.
Ciò che è importante sottolineare è il lavoro individuale e di squadra del team ISCOS ER, sia in Italia che in Bosnia Erzegovina. Il nostro lavoro non è solo incentrato nell’amministrazione e nella gestione dei progetti, ma piuttosto nella solidarietà, l’empatia, il rafforzamento delle capacità e per fornire supporto a coloro che sono coinvolti in problemi specifici. Molti dei nostri partner, purtroppo, hanno completamente dimenticato i propri bisogni, i bisogni individuali e familiari e la necessità di prendersi cura di sé. Uno dei nostri obiettivi per il prossimo periodo sarà assicurarci di ricordare a noi stessi e ai nostri partner che prendersi cura di noi stessi fa parte della cura della comunità.
Il 2022 è l’anno delle elezioni politiche generali in Bosnia Erzegovina. L’anno è iniziato con un’intensa retorica politica, tensioni politiche e timori di una nuova guerra. In questi giorni, in modo silenzioso ma inesorabile, i prezzi del costo della vita sono saliti alle stelle: i prezzi del gas e dell’elettricità sono aumentati di oltre il 30 per cento, ciò influisce direttamente sui costi di altri beni e servizi primari quali cibo, igiene, istruzione. Questa inflazione avrà un impatto terribile su coloro che sono socialmente invisibili e più vulnerabili.
Il team ISCOS ER lavorerà per fornire opportunità di networking e una risposta socialmente giusta a chi ne ha bisogno, cercando allo stesso tempo di fornire spazi per parlare pubblicamente dei bisogni delle specifiche categorie sociali che cerchiamo di rappresentare. Inoltre, cercheremo di assicurarci che i rappresentanti delle associazioni nostre partners prendano parte al processo elettorale – in qualità di osservatori elettorali indipendenti – assicurandoci che almeno alcune categorie – quelle che non hanno voce – abbiano la possibilità di esprimere il proprio voto, e quindi usare il loro potere come cittadini del nostro Paese.
Il nostro obiettivo è che chiunque, noi tutti, indipendentemente da dove viviamo e da chi siamo veniamo trattati con rispetto, come esseri umani!
Selma Hadžihalilović – rappresentante ISCOS Emilia-Romagna in Bosnia Erzegovina, 20/01/2022